Di Girolamo patteggia: cinque anni

CORRIERE DELLA SERA

SENTENZA DI PRIMO GRADO

Di Girolamo patteggia: cinque anni

L’ex senatore Pdl condannato per l’inchiesta Fastweb-Telecom Sparkle

MILANO – L’ex senatore del Pdl, Nicola Paolo Di Girolamo, 51 anni, è stato condannato, con patteggiamento, a cinque anni di reclusione e alla restituzione di oltre 4 milioni di euro, tra liquidi, beni immobili, quote di società e auto di lusso. L’ex senatore è coinvolto nell’inchiesta sul maxiriciclaggio di oltre due miliardi di euro in cui sono chiamate in causa Telecom Sparkle e Fastweb. L’ex senatore è accusato di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale e al riciclaggio transnazionale e di scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso in relazione alla sua candidatura nella circoscrizione Europa alle politiche del 2008. La sentenza è stata emessa venerdì dal gup del tribunale di Roma Massimo Battistini. Di Girolamo si trova agli arresti domiciliari.CHI È – Di Girolamo è un avvocato e ha un passato di imprenditore. Faceva parte della commissione esteri di Palazzo Madama e del Comitato per le questioni degli italiani all’estero. Per la procura di Roma, «la sua elezione fu realizzata anche attraverso il determinante contributo di una famiglia della ‘ndrangheta».

ARIGONI – Oltre a Di Girolamo, è stato condannato, sempre con patteggiamento a cinque anni, anche l’imprenditore Fabio Arigoni, che dovrà restituire quasi cinque milioni di euro. Quest’ultimo, che si trova ai domiciliari, era stato per un periodo latitante a Panama ed era finito sotto inchiesta per aver trasferito o movimentato ingenti somme di denaro di provenienza delittuosa in virtù del suo ruolo di amministratore unico della Telefox srl e della Telefox International srl. Sia Di Girolamo che Arigoni sono stati interdetti dai pubblici uffici per cinque anni.

PUGLIESE – Resta in carcere, infine, Franco Pugliese. Calabrese, 54 anni, ha patteggiato 4 anni e 8 mesi di reclusione. I pm Francesca Passaniti e Giovanni Bombardieri e il procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo, avevano chiesto cinque anni, ma il giudice ha scagionato Pugliese dall’accusa di scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso. Il giudice lo ha invece ritenuto responsabile dei reati di intestazione fittizia di beni – uno yacht – e di quello di minaccia per impedire l’esercizio del diritto di voto, sempre con l’aggravante del metodo mafioso. La tesi dell’accusa era che Pugliese – secondo gli inquirenti, esponente di primo piano della famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto, con il compito di riciclare i beni della cosca – si sia attivato per acquisire presso gli immigrati calabresi in Germania, e in particolare nei distretti di Stoccarda e Francoforte, schede elettorali in bianco su cui veniva inserito il nominativo di Di Girolamo. Pugliese che si è visto sequestrare lo yacht, dovrà anche pagare 40mila euro all’avvocatura dello Stato.

Redazione online

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