La “cassaforte” di Filippo Penati

IL FATTO QUOTIDIANO

La “cassaforte” di Filippo Penati

L’associazione Fare Metropoli, fondata dall’ex capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani, ha raccolto finanziamenti per decine di migliaia di euro. E’ gestita da un solo dipendente e in pochi nel partito la conoscono. Tra i finanziatori: Gavio, Sarno, Bmg comunicazione, Banca di Legnano

A Milano tra gli iscritti e funzionari del Partito democratico non la conosce quasi nessuno. Non è segreta, ma molto riservata. Nessun sito web, nessun numero sull’elenco telefonico, un ufficio di appena quattro stanze sempre vuote. Eppure Fare Metropoli è la cartina di tornasole per capire la storia dei rapporti, incestuosi secondo la magistratura, tra Filippo Penati e il sistema delle imprese. Si, perché questa associazione culturale senza scopo di lucro, nata nel dicembre del 2008a ridosso delle elezioni provinciali, è uno dei canali attraverso cui l’ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani ha ricevuto, in gran segreto, finanziamenti per decine e decine di migliaia di euro. Soldi regolarmente registrati nei bilanci dell’associazione (non pubblici) che venivano versati anche da imprese e professionisti ai quali la Provincia aveva concesso appalti, incarichi, consulenze. I fondi raccolti venivano poi anche girati al comitato elettorale di Penati. Quindi registrandoli nei rendiconti ufficiali come provenienti dall’associazione. Rendendo così impossibile sapere da dove realmente arrivavano i finanziamenti. 

L’elenco è custodito nella sede di Fare Metropoli, al terzo piano di via Galileo Galilei 14. I movimenti maggiori, come ilfattoquotidiano.it può documentare, sono concentrati nei mesi tra febbraio e maggio 2009. Le elezioni si sono tenute il primo fine settimana di giugno.

L’associazione viene creata il 30 dicembre 2008. Presidente è Pietro Rossi. Già designato da Milano Serravalle (quindi Penati) come consigliere d’amministrazione della società Tangenziali Esterne di Milano Spa. Dove siede anche Bruno Binasco, l’imprenditore arrestato nel 1993 per aver finanziato illecitamente il Pci tramite il “compagno G”, Primo Greganti, e oggi indagato dalla Procura di Monza che ritiene abbia finanziato illecitamente con 2 milioni di euro Penati nel 2010. Binasco, storico braccio destro di Marcellino Gavio, è amministratore delegato della cassaforte del gruppo dell’imprenditore scomparso del 2009: gestisce oltre mille chilometri di autostrade, fattura 6 miliardi di euro ed è primo azionista di Impregilo.

Alla campagna elettorale di Penati contribuisce anche Renato Sarno, tra i perquisiti mercoledì scorso per l’inchiesta della procura di Monza. Nel maggio 2009 stanzia a favore dell’allora candidato presidente un importo superiore a 40mila euro. Nel collegio dei revisori dell’associazione, tra gli altri, viene nominato Antonio Franchitti, con incarichi anche in diverse società in cui la Provincia è tra gli azionisti di riferimento: Autostrada Pedemontana, Milano Serravalle, Agenzia Sviluppo Milano Metropoli e altre.

Fare Metropoli, ufficialmente, chiede, ricevendoli, contributi per “l’attività culturale” che svolge. Anche se, in realtà, non ha mai organizzato alcun tipo di evento. In compenso i fondi arrivano. Da numerose società e da diverse enti. La Banca di Legnano, ad esempio, nel giugno 2009 stanziadiecimila euro. Alla guida del Cda dell’istituto di credito siede Enrico Corali. Lo stesso Corali nominato pochi mesi prima da Penati nel consiglio di amministrazione di Expo 2015 come rappresentante della Provincia. Contributi arrivano anche dalla Bmg comunicazione. La società che nel novembre 2007 ha ottenuto dalla Provincia un appalto da 95 mila euro. Gara in cui figurava come unica concorrente. L’elenco è lungo. E per ogni singolo nome è stato registrato il motivo del finanziamento. Dalla semplice donazione alla quota versata per l’iscrizione. E poi: campagna elettorale, elezioni Filippo Penati, contributi volontari, finanziamento eventi culturali e altro. Documenti custoditi in via Galileo Galilei. Dove è registrato il comitato elettorale “Lista Penati Presidente” ma dove mai nessun incontro pubblico è avvenuto. Né la sede è stata utilizzata per incontri con la stampa durante le due campagne elettorali che hanno impegnato negli ultimi anni l’ex capo della segreteria politica di Bersani: le provinciali 2009 e le regionali contro Roberto Formigoni nel 2010.

Su Internet si trova solamente una traccia di vita relativa all’associazione: la deputata democraticaLucia Codurelli appunta sul calendario del suo blog un “incontro Mauri” il 28 febbraio 2011 alle ore 14.30 in via Galilei. Un incontro politico. Ma non pubblico. Tra la deputata eletta in Lombardia e Matteo Mauri. Un fedelissimo dell’ex presidente della Provincia di Milano, tra i più fidati assessori dell’era penatiana a Palazzo Isimbardi. Mauri, dopo la vittoria di Bersani alle primarie, viene portato da Penati nella segreteria politica nazionale. Dove ancora siede. Anche dopo le dimissioni di Penati del novembre 2010, rassegnate dopo la sconfitta di Stefano Boeri (candidato del Pd fortemente voluto e sponsorizzato da Penati) alle primarie di Milano contro Giuliano Pisapia.

In pochi hanno avuto modo di entrare nella sede dell’associazione. Molti esponenti locali del Partito democratico non ne conoscono neanche l’esistenza. Pochi hanno avuto il privilegio di visitare l’ufficio che affaccia su Porta Nuova. Pochissimi hanno libero accesso, solo i collaboratori più stretti dell’ex presidente.

Ma di tutto questo Penati, cui abbiamo chiesto un incontro, non ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali. L’ex vicepresidente del consiglio regionale anche ieri ha ribadito la sua totale estraneità dai fatti che gli sono addebitati dalla Procura di Monza. Insiste nel bollare le accuse degli imprenditori Pasini e Di Caterina come pure invenzioni. Soprattutto, confermano i pochi fedelissimi rimasti al suo fianco, Penati si sentirebbe una sorta di “agnello sacrificale”, una semplice pedina usata per colpire il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, di cui ha guidato la segreteria politica fino al novembre 2010. Ora però c’è anche l’associazione Fare Metropoli.

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