«Ho pagato tre milioni di euro chiesti da Penati e anche da Oldrini»

CORRIERE DELLA SERA

LE CARTE

«Ho pagato tre milioni di euro chiesti da Penati e anche da Oldrini»

Il costruttore Pasini accusa anche l’attuale sindaco di Sesto: «Mandava il nipote di Cossutta a sollecitarmi»

MILANO – «Io ho pagato 3 milioni di euro fino al 2008 per la ristrutturazione del Palaghiaccio di Sesto San Giovanni perché mi fu chiesto prima da Penati e poi da Oldrini come condizione essenziale per ottenere l’approvazione del piano sull’area ex Ercole Marelli così come modificato nel 2004». Governano l’ex Stalingrado d’Italia da 17 anni. Diversi pur nello stesso partito Pds-Ds-Pd, politicamente sono spesso stati ai ferri corti. Eppure ora sia Filippo Penati, sindaco di Sesto San Giovanni dal 1994 al 2001, sia Giorgio Oldrini, attuale sindaco (e dal 2002) della giunta di centrosinistra appena colpita dall’arresto per corruzione dell’assessore all’Edilizia Pasqualino Di Leva, si ritrovano accomunati da una scomoda unione: il capitolo delle rivelazioni del costruttore (e grande accusatore di Penati) Giuseppe Pasini sulle spese di ristrutturazione del palazzetto dello sport di Sesto, vicenda per la quale Oldrini è indagato dai pm Walter Mapelli e Franca Macchia per l’ipotesi di illecito finanziamento al partito oltre che (come già si sapeva) di concussione.«Il mio impegno sulla ristrutturazione del Palasesto, oggi impiegato come Palaghiaccio, risale al 2000», premette Pasini e conferma ai pm il suo ex genero Cotti, quando l’allora sindaco «Penati mi chiese un impegno diretto per sistemare una struttura assolutamente in decadenza. I lavori sono stati pagati dalla società sportiva di hockey su ghiaccio Diavoli rossoneri con soldi ricevuti a mutuo dal Credito Sportivo, al quale dovevano essere restituiti nell’arco di un decennio. Purtroppo, le cose non sono andate come previsto nel programma sottopostomi da Penati tramite Cotti, perché la società sportiva non è mai stata in grado di rimborsare le rate di mutuo. Così, sono sempre stato io, fin dal 2001, a rimborsare al credito sportivo le rate di mutuo attraverso sponsorizzazioni ai Diavoli rossoneri assolutamente sproporzionate rispetto non solo al ritorno pubblicitario effettivo ma anche alle altre spese di gestione dell’immagine del gruppo delle mie società».

Perché Pasini si sobbarca questa «operazione che mi è costata circa 3 milioni di euro fino al 2008»? Perché «il mio impegno è stato richiesto da Penati prima e da Oldrini poi, e io non potevo sottrarmi a tali richieste in quanto ero impegnato nelle iniziative immobiliari Falck ed Ercole Marelli, e quindi sempre sotto scacco della politica».

In altri interrogatori Pasini minimizza e dice invece che «io non considero questi pagamenti come una tangente ai politici, ma come un servizio alla città in un progetto globale che avrebbe dovuto dare un nuovo volto a Sesto con le iniziative Falck e Marelli». Ma nella valutazione della Procura pesa di più la complessiva dinamica della vicenda. «Quando Penati è andato via – racconta infatti Pasini -, è stato Oldrini a chiedermi di volta in volta di pagare il mutuo. L’ultima tranche di 1 milione e mezzo di euro l’ho pagata l’anno scorso su richiesta di Oldrini». A dire del costruttore, «ogni volta che le rate del mutuo arrivavano alla scadenza Oldrini mandava a chiedermi un aiuto il gestore del Palaghiaccio, Mauri, nipote di Cossutta e molto vicino all’amministrazione di Sesto: ogni volta io ribadivo la mia necessità di risolvere il problema del piano Marelli, ed ogni volta Oldrini mi assicurava che lo avrebbe fatto. Mi sono più volte lamentato dei pagamenti richiestimi e andavo da Oldrini a perorare la mia causa. Oldrini insisteva dicendomi che dovevo pagare e che lui avrebbe fatto ciò che doveva». In realtà, riassume Pasini, «Oldrini ha portato in Consiglio Comunale la proposta di variante del piano Marelli, nel 2004 il Consiglio l’ha approvata dando mandato al sindaco di eseguirla», ma «ad oggi non è stata ancora data esecuzione al mandato».

Ecco dunque perché, sebbene in un solo passaggio Pasini definisca l’impegno per il palazzetto «come un contributo allo sviluppo della città», per la Procura sono «l’antieconomicità dell’operazione, la genesi del contributo», l’arco temporale dei pagamenti a «consentire di attribuire» alla storia del Palaghiaccio «una valenza illecita». I pagamenti di Pasini a titolo di rimborso del mutuo erogato dal Credito Sportivo continuano sino all’integrale restituzione avvenuta nel 2008, e questo «costituisce conferma importante» all’indicazione del costruttore «secondo il quale le operazioni Falck e Marelli vanno lette in un unico blocco»: se infatti «Pasini cede l’area Falck nel 2005» ma «i pagamenti si concludono nel 2008», allora per i pm «l’unica logica spiegazione è che i pagamenti permangono perché non più coerenti con gli impegni sull’area Falck, ma funzionali alla attuazione (o meglio alla conservazione) del piano Marelli». Una prospettazione sulla quale la gip Magelli, nel qualificare i soldi a Penati non come concussione ma come corruzione, segue i pm a metà: «L’espressa libera disponibilità da parte di Pasini di provvedere a coprire i costi esula» a suo avviso «dall’ambito della concussione», ma le dichiarazioni di Pasini «non valgono certo a privare di rilevanza penale il fatto del pagamento da parte sua delle opere di ristrutturazione del Palaghiaccio».

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