Caso Penati: arrestato per corruzione Di Leva, ex assessore di Sesto San Giovanni

IL FATTO QUOTIDIANO

Caso Penati: arrestato per corruzione Di Leva, ex assessore di Sesto San Giovanni

Per l’ex vicepresidente del consiglio regionale lombardo, accusato di corruzione, concussione e finanziamento illecito, il gip di Monza ha respinto la richiesta di arresto perché i reati di corruzione sono prescritti. In manette anche l’architetto Magni

Filippo Penati non va in carcere perché il gip respinge la richiesta di custodia cautelare a causa dell’avvenuta prescrizione. Ma nello stesso giorno la Guardia di Finanza di Milano esegue due arresti, uno dei quali riguarda un altro storico esponente della politica di Sesto San Giovanni: l’ex assessore all’edilizia di Sesto, Pasqualino Di Leva, arrestato con l’architetto Marco Magni, entrambi accusati di corruzione nell’ambito dell’inchiesta dei pm di Monza sulle presunte tangenti relative alle aree ex Falck e Marelli.

Le due ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal gip di Monza, Anna Magelli, su richiesta dei pm Franca Macchia e Walter Mapelli, che coordinano l’inchiesta che vede tra gli indagati anche l’ex vicepresidente del consiglio regionale lombardo, accusato di corruzione, concussione e illecito finanziamento dei partiti. Le indagini puntano a ricostruire alcune procedure amministrative relative a interventi di carattere urbanistico, in merito alle quali la guardia di Finanza di Milano aveva eseguito numerose perquisizioni, lo scorso luglio, anche presso il Comune di Sesto San Giovanni. Secondo l’accusa, sarebbero state corrisposte, o promesse, somme di denaro per agevolare il rilascio di alcune concessioni o per impostare secondo determinati criteri il Piano di Governo del Territorio.

Il gip Magelli ha respinto la richiesta di custodia cautelare presentata dalla procura di Monza per Penati. I pm lo accusano di concorso in concussione, ma Magelli lo ha derubricato alla meno grave corruzione, e di conseguenza è scattata la prescrizione, perché i fatti contestati risalirebbero al periodo 2001-2002. Si tratta delle presunte tangenti versate a Penati e al suo braccio destro Giordano Vimercati dall’imprenditore Giuseppe Pasini, in relazione all’area Falck, e da Piero Di Caterina, titolare dell’azienda di trasporti Caronte. Sono le due “gole profonde” dell’inchiesta che ha coinvolto l’esponente del Pd. Il giudice ha anche rigettato, per lo stesso motivo, anche la richiesta d’arresto nei confronti di Vimercati.

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