Riecco la mazzetta, Di Lernia: “Versai 200mila euro all’Udc”

IL FATTO QUOTIDIANO

Riecco la mazzetta, Di Lernia: “Versai 200mila euro all’Udc”

Una mazzetta da 200mila euro versati dall’imprenditore Tommaso Di Lernia al segretario amministrativo dell’Udc Giuseppe Naro, negli uffici del partito, dove era stato accompagnato dal manager pubblico dell’Enav di area Udc, Guido Pugliesi. È questa l’ultima rivelazione del “cow boy”, Tommaso Di Lernia ai pm, contenuta in un verbale segreto che Il Fatto è in grado di anticipare. Le accuse di Di Lernia devono essere riscontrate, ma su un punto tutti sono d’accordo: l’incontro nella sede dell’Udc c’è stato. 

Era una mattina dei primi giorni del febbraio 2010. Di Lernia, 47 anni, titolare di Print System, re degli appalti nelle società Selex ed Enav, grazie anche alle mazzette in uscita dai suoi conti a Cipro, si incammina a Roma verso via due Macelli 66, sede dell’Udc. Lo accompagna Guido Pugliesi, 70 anni (una carriera nel gruppo Stet-telecom in quota De Mita e da manager della Sanità pubblica) da 8 anni alla guida l’Enav, una delle aziende pubbliche più appetibili dalla politica. Grazie alla delicatezza delle sue opere (soprattutto i radar degli aeroporti) Enav assegna lavori per centinaia di milioni di euro senza gara.

Nel 2003, quando Pugliesi diventa ad, il Corriere della Sera scrive: “La capacità di intrecciare relazioni trasversali ha fruttato a Pugliesi la difficile poltrona dell’Enav. Che lui, agli amici, non nega di aver raggiunto con la sponsorizzazione dell’Udc, in virtù di una vecchia conoscenza con Casini e Follini”. Passano 7 anni e ritroviamo il grande ricucitore nel febbraio 2010 insieme a Tommaso Di Lernia verso via due Macelli. Qui entrano nell’ufficio del segretario amministrativo dell’Udc: Giuseppe Naro, detto Pippo, 63 anni. Di Lernia ha un regalo per lui, o meglio per il suo partito: una borsa con 200mila euro in contanti. L’incontro non è contestato da nessuno. Le versioni divergono sulla mazzetta. Nell’ultimo interrogatorio segreto di Di Lernia, infatti, dopo avere spiegato il sistema dei lavori Selex-Enav, le triangolazioni e i subappalti per creare i fondi neri, i conti a Cipro, e l’uso della provvista per pagare Lorenzo Cola (l’uomo chiave dei rapporti tra i vertici Finmeccanica e il mondo dei subappaltatori) Di Lernia tira fuori l’asso nella manica: la vecchia mazzetta in contanti al partito, come ai vecchi tempi di Mani pulite.

Prima di raccontare quella visita all’Udc, Di Lernia spiega il contesto dei rapporti tra i subappaltatori come lui, i manager di Selex-Finmeccanica (soggetto pubblico che realizza i radar per Enav) e quelli di Enav-Tecnosky (altro soggetto pubblico che appalta i lavori a Selex) e la politica: “L’accordo era che Selex avrebbe sovrafatturato del 60% i lavori affidati a Print System (società di Di Lernia, ndr) e Print System avrebbe ugualmente sovrafatturato alle società cipriote che avevo creato grazie a uno studio di consulenza di Nicosia”.

Di Lernia nei suoi primi verbali precisa di “non aver pagato nessuno e men che meno Pugliesi”, ammette solo “favori”: “Per alcuni lavori su Palermo mi sono accordato per subappalti a società da lui indicate, credo perché vicine all’Udc. Una di queste era riferibile a tale Proietti (Angelo, ora indagato per la storia della casa di Marco Milanese, i cui canoni non sono mai stati pagati dall’ex braccio destro di Giulio Tremonti, ndr) mentre altre due erano Euroiset e Serit. Poi a tale operazioni non venne dato alcun seguito, per l’opposizione di Lorezo Cola”.

Cola era l’uomo chiave della filiera dei lavori sui radar. Per lavorare, spiega Di Lernia, dovevo eseguire tutto quello che lui mi chiedeva, compresi i pagamenti ai politici: “Cola mi chiese di finanziare l’articolazione politica di un partito. Si trattava di ‘Officina delle libertà’, che ho finanziato con erogazioni provenienti prima da Print System e poi da Eurotec. Gli accordi per tali finanziamenti li ho presi con tale Gori, segretario personale dell’onorevole Aldo Brancher. In altra occasione su richiesta di Cola ho acquistato una barca dall’onorevole Milanese”.

E per queste vicende c’è un’altra indagine. In questi primi verbali però Di Lernia non parla di soldi all’Udc. E anche nei confronti di Pugliesi è cauto. Al centro del sistema che descrive non c’è l’Enav, ma Selex e, soprattutto, Cola. Grazie a questi rapporti con Finmeccanica, Di Lernia stava per fare il grande salto. Finmeccanica aveva ottenuto un appalto da 150 milioni in Libia e avrebbe girato alla Print System lavori importanti. Ovviamente nulla gratis. Racconta Di Lernia: “Nel 2009 erogai a Cola 3,7 milioni di euro, realizzati attraverso le sovrafatturazioni indicate tramite le società di Cipro, nel 2010 c’è stato uno strascico di qualche centinaio di migliaia di euro”.

Il sistema funzionava perfettamente da anni. Ed era sopravvissuto a tutte le inchieste: Enav appaltava alla società pubblica Selex Sistemi integrati diretta da Marina Grossi, moglie di Pierfrancesco Guarguaglini, indagata per corruzione, lavori per centinaia di milioni e Selex girava i subappalti alle società legate a Lorenzo Cola, uomo legato a Guarguaglini. Grazie alla sponsorizzazione di Finmeccanica, che alla fine pagava, Enav affidava i subappalti soprattutto a due società: la Arc trade di Marco Iannilli e la Print System di Di Lernia che aveva addirittura un mandato specifico di Selex per i rapporti con Enav. Di Lernia, inoltre, aveva stretto un rapporto di ferro con Fabrizio Testa, il presidente della controllata Enav che si occupava dei lavori, la Tecnosky.

Proprio Fabrizio Testa, che lasciò la società su pressione di Pugliesi nel 2010, racconta di avere sentito parlare di pagamenti di Di Lernia a Pugliesi e aggiunge: “Di Lernia entrava direttamente nell’ufficio di Pugliesi senza fare la trafila imposta anche ai consiglieri di amministrazione”. Nei primi verbali Di Lernia nega ogni pagamento. Solo nell’ultimo racconta di avere consegnato quella mattina del febbraio 200mila euro al segretario amministrativo dell’Udc.

Diversa la versione che l’avvocato di Pugliesi, Francesco Scacchi, ha inserito in una serie di memorie prima che Di Lernia parlasse. Secondo la difesa di Pugliesi, quell’incontro nella sede dell’Udc c’è stato. Ma non c’è stata nessuna mazzetta, al massimo una vaga promessa di un futuro finanziamento, regolare, mai realizzato. Sempre secondo la difesa di Pugliesi, il presidente Enav aveva avviato nel gennaio del 2010 un audit interno sui lavori concessi alle due società poi al centro dell’inchiesta. Pugliesi aveva poi messo all’angolo il presidente di Tecnosky, Fabrizio Testa, che, di lì a poco, dovrà andarsene. Scrive l’avvocato Scacchi in una memoria: “È questa la reale matrice delle dichiarazioni (accusatorie contro Pugliesi, ndr) rese da Cola, Iannilli e Di Lernia nei confronti di chi (il dr Pugliesi) ha azzerato i rapporti con la società Arc Trade, riferibile ai medesimi bloccandone i pagamenti da parte di Tecnosky, controllata da Enav, ciò nonostante i tentativi di componimento più o meno manifesti posti in essere tra il gennaio e il marzo del 2010 dal signor Di Lernia”.

Ecco il senso dell’incontro del febbraio 2010: Di Lernia, lascia intendere la difesa, cercava di tutelarsi dall’azione ostile di Pugliesi blandendo l’Udc, anche con un finanziamento. Pugliesi avrebbe solo accompagnato Di Lernia, su sua richiesta, all’appuntamento, ma non ci sarebbe stato nessun passaggio di soldi. Ora saranno i carabinieri del Ros a dover scoprire come sono andate davvero le cose.

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