Sentenza Amiat: il commento dell’esperto di corruzione prof. Alberto Vannucci

Il prof. Alberto Vannucci, politologo ed esperto di studi sulla corruzione, nonché direttore del Master di Analisi Prevenzione Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione dell’Università di Pisa, commenta così la conclusione del processo: “Il lato positivo è che la vicenda ha suscitato notevole partecipazione a livello di cittadinanza, con la costituzione della rete dei Signori Rossi, che hanno creato sensibilizzazione dal basso su un tema poco conosciuto.
D’altra parte, c’è una dimensione che spinge quantomeno a riflettere: le condanne con la condizionale, dunque senza il carcere, le sanzioni lievi se paragonate all’ammontare della tangente, e addirittura la matematica prescrizione che fermerà il ricorso in appello dei condannati. In particolare quest’ultima è un’anomalia drammatica che l’Italia condivide solo con la Grecia: in nessun altro ordinamento giuridico di altri paesi è prevista infatti la prescrizione nei casi in cui c’è stata una condanna in precedenti gradi di giudizio. Cioè ovunque si va fino alla fine, mentre da noi e in Grecia ci si ferma per prescrizione. Senza considerare poi che i tempi di prescrizione previsti sono del tutto incompatibili con la durata media dei processi. Questo aspetto grida vendetta di fronte al nostro senso di giustizia.
Tali elementi quindi sono la conferma di come in Italia la corruzione, definita ‘crimine senza vittima’ come categoria teorica, è diventata un ‘crimine senza pena’, perché chi lo commette non paga. Di fatto la corruzione è depenalizzata, in un clima da ‘liberi tutti’ che ha forti giustificazioni e profonde radici nel nostro paese.
Ecco questo è il risvolto drammatico, che non ha niente a che fare con l’ottimo lavoro che fa la magistratura ma che riguarda in modo diretto il nostro sistema giudiziario e le gravi carenze in tema di corruzione. Su questo terreno occorre infatti un altro tipo di sensibilizzazione, rivolto a chi legifera”.

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