Signori Rossi: com’è nato il virus dell’anti-corruzione

[ UN NOSTRO APPROFONDIMENTO PER NARCOMAFIE ]

Da esperti (e praticanti) della comunicazione di pubblica utilità ci colpisce ritrovare nella corruzione il paradosso comunicativo tipico della criminalità organizzata: tutti sanno e nessuno parla.

In Italia la corruzione è un fenomeno dilagante: una ricerca di Eurobarometro sostiene che nel 2011 più di 5 milioni di italiani si sono sentiti richiedere o hanno ricevuto in offerta una tangente.

Nel 2010 solo 1200 persone sono state denunciate e solo 332 sono state le condanne. Abbiamo selezionato questi dati, tra i tanti, perché li riteniamo emblematici e significativi dal punto di vista informativo.

I Signori Rossi nascono, appunto, per riempire questo vuoto comunicativo (e informativo) e contrastare le condizioni che rendono non (o poco) punibile la corruzione. La nostra intenzione è stata da subito quella di assicurare visibilità mediatica al fenomeno e creare conoscenza e informazione sul tema, oltre che stimolare la partecipazione dei cittadini.

Ma andiamo per gradi. Se è vero che la corruzione colpisce circa il 12% degli italiani, è molto probabile che tra i nostri amici o conoscenti qualcuno abbia vissuto l’esperienza della mazzetta.

Così è capitato a noi: Raphael Rossi, compagno di studi universitari, ci ha raccontato di aver denunciato nel 2007 Giorgio Giordano, allora presidente dell’Amiat (l’azienda pubblica per la raccolta dei rifiuti a Torino), per avergli proposto, quando Raphael era nel Cda, una tangente da 50mila euro (“cresciuta” poi fino a 125mila), al fine di rimuovere il suo veto sull’acquisto di un macchinario da 4,3 milioni di euro.

Raphael ci descrive quindi le conseguenze della sua decisione. Intanto non viene confermato nel Cda di Amiat, indebolendo la sua posizione professionale. Quindi i giornali locali raccontano solo “telegraficamente” (come per non dare troppo fastidio) la vicenda giudiziaria al momento degli arresti. Inoltre, il processo tarda a partire. Ma soprattutto, poiché né la Città di Torino né l’Amiat si costituiscono parte civile, si ritrova a pagare le spese dell’avvocato che lo rappresenta come parte civile e testimone al processo.

A questo punto, decidiamo di metterci in azione. Sapendo di alcuni cittadini indignati per quanto accade, immaginiamo uno scenario: innescare un movimento nazionale di cittadini comuni a sostegno di Raphael in questa vicenda. Vogliamo dimostrare che i cittadini possono tornare a collaborare con gli amministratori pubblici per costituire un presidio di controllo sociale.

Per noi il passo da qui ai “Signori Rossi – Corretti e non corrotti” (www.signorirossi.it) è brevissimo: Rossi è il cognome più comune, la correttezza è il valore più diffuso, ma l’etica è un comportamento (tra gli amministratori pubblici) a volte raro. Queste le premesse identitarie per diventare una sorta di presidio permanente contro la corruzione.

Come in ogni campagna di comunicazione sociale, ci siamo chiesti quali fossero le principali resistenze al cambiamento, andando a fondo nell’analisi di questa particolare omertà. Le abbiamo individuate in un atteggiamento psicologico di impotenza tipico degli italiani negli ultimi decenni, nella mancanza di informazioni e servizi sull’anti-corruzione e in alcuni vuoti del sistema giuridico.

Abbiamo voluto agire anzitutto sugli aspetti psicologici. La filosofia dei Signori Rossi non accetta valutazioni del tipo “così fan tutti”, anzi sostiene che i cittadini corretti siano la maggioranza. Perciò se facessimo circolare le informazioni sulla corruzione e ne raccontassimo le storie (il secondo ostacolo al cambiamento: l’informazione è assente, la gente non sa…) riusciremmo a fare pressione sul sistema politico (e su quelli mediatico e imprenditoriale) fino a indurlo a colmare alcune lacune normative (l’ultimo ostacolo al cambiamento).

Abbiamo individuato così le “opportunità” che il contesto ci offriva: la diffusione in tutta Italia dei casi di corruzione e la loro dimensione glocal (fortemente simbolica su scala locale e globale); la forza aggregativa delle storie di corruzione che creano nei cittadini mobilitazione e forte senso di speranza; lo sviluppo dei social media e la presenza sul territorio di soggetti attivi con cui rafforzare la rete: Libera e Avviso Pubblico, soprattutto.

Inoltre, dal 2011 abbiamo promosso sul sito Signorirossi.it il servizio online “SOS corruzione” di supporto e orientamento per i cittadini e gli amministratori pubblici in materia di anti-corruzione, grazie all’aiuto volontario di professionisti esperti in vari ambiti: giuridici, psicologici e amministrativi. Sono arrivate centinaia di segnalazioni, indice di un bisogno molto diffuso.

L’esito di questo movimento attivato in modo volontario e gratuito sul territorio e sul web ha fatto sì che il processo Amiat sia diventato presto il simbolo di altri processi (purtroppo pochi a dir la verità) che si celebrano in Italia per fermare lacorruzione.

Inoltre, un servizio su “Report” (Rai 3) e una petizione online promossa con Il Fatto Quotidiano, firmata da più di 40mila persone, hanno indotto Amiat a costituirsi parte civile e a pagare le spese processuali.

A fine 2010 dopo tre anni di attesa, finalmente, sono iniziate le udienze preliminari che hanno portato al patteggiamento a un anno da parte di Giorgio Giordano e il rinvio a giudizio di tutti gli imputati.

Il processo di primo grado parte a gennaio 2012 con la “rilevanza sociale” riconosciuta dai giudici che consentono le riprese in aula.

Si è concluso venerdì 6 luglio con la condanna a 21 mesi per tentata corruzione a Malaspina e Succio, proprietario e amministratore della VM Press, la ditta di Alessandria che ha tentato di piazzare il macchinario.

Nel giorno della sentenza abbiamo deciso simbolicamente di fondare l’associazione dei Signori Rossi, che conta su un’ampia rete territoriale con gruppi regionali attivi in Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Sardegna, Campania e Puglia.

In accordo con Libera, la sede legale è in via Salgari 7 a Torino, in un immobile confiscato alla mafia e ora utilizzato per servizi di pubblica utilità (con il Performing Media Lab).

Proprio venerdì 6 luglio, alle 8 del mattino, quasi un centinaio di persone si sono presentate vestite di rosso davanti al Palazzo di Giustizia per inscenare la performance teatrale “Mi manifesto!” guidata dal coreografo Mauro Lizzi, invitando chiunque a manifestarsi ed essere presente nell’impegno contro un fenomeno invece nascosto, com’è la corruzione. Ne è nato uno spot visibile sul canale Youtube dei Signori Rossi, ripreso dai principali siti e blog italiani (Corriere.it, Lastampa.it, Ilfattoquotidiano.it, Beppegrillo.it) e sui social media.

Contemporaneamente abbiamo lanciato la campagna dal basso con gli “Spot anti-corruzione fatti a mano”, girando con un cellulare alcuni video “pilota” della durata di 1’, con protagoniste le mani, simbolo delle “mani pulite” ma anche del fare, quindi per noi dell’agire sociale.

Tutte queste azioni a costo zero hanno l’obiettivo di raggiungere, in modo leggero e umoristico, chi di questi temi non vuole sentire parlare (con il pensiero ricorrente per cui “Sono tutti ladri”, “Tanto non cambia niente” ecc). Serve appunto ad aumentare la sensibilità sul tema.

E poi ci siamo dati un’ulteriore finalità. Partire dal quotidiano, dai comportamenti ordinari, invocando la ricerca dell’agire etico e corretto, individuando quali sono le nostre piccole e grandi “devianze” giornaliere che corrompono il nostro pensiero e quindi le nostre azioni.

Abbiamo colto l’occasione per stimolare l’agire dii cittadini comuni che ci hanno contattato (sono migliaia), suggerendo alcuni comportamenti da attuare subito. Per questo abbiamo rivolto in un senso positivo una frase tipica della corruzione – “C’è anche la tua parte!” – e sintetizzato cosa può fare ognuno per contribuire alla lotta alla corruzione dei Signori Rossi: sensibilizzare i cittadini sullo stato dei processi per corruzione in corso nella propria regione; sostenere chi denuncia la corruzione e testimonia in tribunale; organizzare localmente mobilitazioni e azioni educative sul tema della corruzione e dell’etica nella pubblica amministrazione; chiedere alle Istituzioni locali di adottare la Carta di Pisa, il codice etico promosso da Avviso Pubblico, ed estendere la sua applicazione alle aziende pubbliche; presidiare le aziende che gestiscono i beni comuni per garantire etica (lungimiranza, efficienza, competenza, trasparenza, partecipazione).

* Stefano Di Polito e Alberto Robiati (direttori dell’agenzia di comunicazione sociale Laboratorio Creativo www.laboratoriocreativo.com) sono fondatori con Raphael Rossi dell’associazione Signori Rossi e autori della campagna “MI MANIFESTO!” che mira a contrastare la corruzione e a promuovere la cultura etica nella gestione dei beni comuni e della pubblica amministrazione

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